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oppure qui: papamifaiuncastello@gmail.com.
Su di me.
Mi chiamo Luca Borello. Sono del 1977.
Sono nato nel cuore del Canavese (lo stesso giorno di Joe Strummer, e lo dico solo per poter citare i Clash) ma sono cresciuto a Torino, dove ho commesso tutti gli errori che si possono commettere, (a parte finire in galera). Di alcuni vado molto fiero, di nessuno mi vergogno: il senso della vita è lì, almeno secondo Flaiano.
Amo Torino alla follia da quando non ci abito più, e son tornato in Canavese, landa strampalata che è – tra le altre cose – patria del primo re d’Italia, Arduino. Pare persino che debba il suo nome alle folte coltivazioni di canapa: il che spiegherebbe molte cose. Si tratta in ogni caso di una terra piena di castelli e senza turisti: giudicate voi.
Leggere ho sempre letto, scrivere ho sempre scritto, tra blog ed ebook.
Mi trovate a cadenza quasi regolare sul blog dell’Indice, almeno finché non mi scoprono.
Di recente, in seguito a un Evento Traumatico©, ho scoperto il superpotere di costruire giocattoli veri e funzionanti usando solo quello che ho in casa o trovo nell’immondizia mia o altrui.
Ne è nato un eBook edito da Zandegù, che dà il nome a questo blog.
Io questo eBook l’ho scritto per dare dignità alla mia esperienza e per insegnare agli adulti (soprattutto ai papà, soprattutto ai papà separati) a costruire giocattoli. Pensavo sarei diventato un celebre papà separato, di spiegare come superare la depressione e via dicendo.
Scrivevo per gli adulti, comunque. Invece son finito a condurre laboratori per bambini, e così il mio destino si è svelato: io non ci avevo mai pensato, perché volevo fare l’intellettuale e pontificare agli adulti. Invece è più bello giocare coi bambini, perché loro pensano che tu giochi e basta, e tu invece sei astuto e giocando riesci persino a insegnare qualcosa, visto che in fondo sei un educatore, di quelli cocciuti.
I bambini sono meglio degli adulti: con loro è più facile essere un grande intellettuale.
borello.luca@gmail.com
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Sul Manuale.
L’ho scritto perché, dopo mesi di costruzioni di giocattoli e ricostruzioni esistenziali, ho pensato che la mia esperienza poteva essere interessante anche per altri; magari d’aiuto.
Nella mia mente s’intitolava “Lo Zen e l’arte della costruzione di giocattoli con quello che hai in casa“. Voleva essere un omaggio al libro di R.M. Pirsig, Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta, che è arrivato nella mia vita al momento giusto.
Non è un manuale da seguire alla lettera. Sarebbe dedicato ai padri separati di figli piccoli, con i quali debbano costruire una relazione che non può essere quotidiana. Sarebbe particolarmente indicato per padri separati di figli piccoli che non se la passano granché bene, e che magari intraprendendo la Pratica possono sentirsi meglio.
Dicono che sia comunque una lettura divertente, e utile stimolo a vedere con altri occhi quello che normalmente consideriamo semplici scarti, macerie, immondizie, ma con cui è possibile fabbricare cose interessanti, limitando la produzione di rifiuti.
Lo trovate su Zandegù – che è l’editore -, su Amazon, Ultima Books, e più o meno tutte le piattaforme digitali.
Mi hai fatto tornare in mente questa canzone:
Che ne pensi?
Non posso che pensare bene, wwayne, dell’unica band che abbia mai davvero contato qualcosa. E di te che mi citi questo gran pezzo!
Mi fa molto piacere che anche tu apprezzi questa stupenda canzone. Nel mio blog puoi trovarne tante altre: infatti quando replico ai miei commentatori spesso chiudo la risposta con il video di un brano inerente al concetto che ho appena espresso. Nei commenti a questo post, ad esempio, ne ho caricati una decina: https://wwayne.wordpress.com/2015/06/28/una-spalla-su-cui-ridere/. Grazie per la risposta, e buon anno! 🙂